La Fossa ha avuto una grande importanza nella storia di Polesella: servì a bonificare le campagne circostanti e venne utilizzata dai Veneziani per scendere in barca fino a Polesella, loro avamposto e sede di numerose ville nobiliari. Nel 1882 le acque dell'alluvione dell'Adige si 'accollarono' agli argini della Fossa: il ritardato taglio degli argini, per resistenze di vario ordine, impedì il deflusso delle acque verso il mare provocando enormi allagamenti a monte. La lezione non bastò, perché il fatto si ripeté uguale durante la storica alluvione del novembre del 1951. Ancora una volta il criminale ritardo causò immense distruzioni, aggravando un disastro già di per sé epocale per queste terre: si pensi che si allagarono più di 100.000 ettari di terreno e circa 180.000 persone furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Il Polesine contava allora 350.000 abitanti; nonostante il rientro di molti sfollati, demograficamente non si riprese più, e oggi ne conta circa 250.000. Oggi la Fossa è ridotta un piccolo canale ricco di pesci e dalle rive rigogliose di cannucce palustri in mezzo alle quali si scorgono fringuelli, usignoli di fiume, scriccioli, cannaiole e cannareccioni. Argini, golene, scarpate, banche, sotto banche, insediamenti a campagna moli e porticcioli ma anche Ville Venete, manufatti di archeologia industriale o idraulica, corti rurali ed architettura sacra costituiscono l'ossatura dell'itinerario turistico denominato 'FOSSA DI POLESELLA'.