Il 9 maggio del 1978 veniva ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, lo statista che per lunghi anni era stato uno dei punti di riferimento per la politica nazionale e che era stato un fautore dei momenti di svolta del nostro percorso repubblicano.
Il terrorismo è stato per anni un fenomeno che ha insanguinato il paese, ferendo i gangli più vitali della nostra democrazia che ha saputo comunque reagire mettendo in campo gli anticorpi che sono valsi a indebolirlo e debellarlo.
Ciò tuttavia, gli anni che vanno dal finire dei sessanta a tutti gli anni ottanta del novecento, hanno segnato storie di lutti e sofferenze, con tante persone finite sotto il fuoco di ideologie fanatiche e violente, che pensavano di imporre con la paura e le armi le proprie visioni di mondo.
In un paese che consideravano bloccato e incapace di fare passi avanti, i terroristi colpirono in realtà chi il cambiamento propugnava: politici, magistrati, tecnici, uomini delle forze dell’ordine, giornalisti; persone che lasciavano sul campo, con le proprie vite famiglie, figli, progetti e speranze.
Democrazia deve essere anche rifiuto del culto della violenza, deve essere coraggio e senso civico nel denunciare le responsabilità e le connivenze, deve essere rispetto per le istituzioni e i diritti, collaborazione per chi contrasta i fenomeni degenerativi.
In questo 9 maggio, giorno in in cui si commemorano le vittime del terrorismo, il nostro dovere è non dimenticare, promuovere nuove occasioni di riflessione, lanciare nuovi messaggi di speranza e di civiltà specie alle giovani generazioni, perché non si facciano traviare dal perverso fascino della violenza, superando il confine della legalità.
Leonardo Raito