BENE LA LEGGE REGIONALE PER RIABILITARE I SOLDATI FUCILATI. MA SIA PUNTO DI PARTENZA PER UNA RIFLESSIONE SCIENTIFICA SERIA

Il Sindaco Leonardo Raito, componente del Consiglio delle Autonomie Locali, scrive al Presidente Ciambetti

Data di pubblicazione:
24 Agosto 2021
BENE LA LEGGE REGIONALE PER RIABILITARE I SOLDATI FUCILATI. MA SIA PUNTO DI PARTENZA PER UNA RIFLESSIONE SCIENTIFICA SERIA

Nei giorni scorsi il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti ha anticipato la proposta di legge per la riabilitazione dei soldati italiani fucilati nel corso della prima guerra mondiale. Un’iniziativa lodevole che coglie il plauso del sindaco di Polesella, storico, accademico e componente del Consiglio delle Autonomie Locali che scrive proprio a Ciambetti per non trascurare il significato culturale della legge: 

 

Egregio Presidente, 

 

ho letto con grande interesse le note di stampa che riportano la notizia della proposta di legge regionale per riabilitare i soldati italiani vittime di fucilazioni sommarie nel corso della grande guerra. Questa iniziativa denota la sua grande sensibilità e favorisce l’apertura di una riflessione politica sull’impegno del popolo italiano nel corso dei conflitti del novecento sottolineando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la sua statura di governante attento e innovatore. 

 

Mi consenta, tuttavia, di evidenziare, forte della mia esperienza accademica e di storico, come un’operazione politica di questa portata rischia di vedersi sminuita se non accompagnata a un doveroso lavoro culturale e scientifico, che ben potrebbe supportare gli ambiziosi e meritori obiettivi dell’iniziativa legislativa. Va infatti sottolineato come pratiche quali le fucilazioni e la decimazione fossero consentite dal codice penale militare vigente all’epoca e meritino, specie per rispetto di quelle giovani vite stroncate in modo tanto brutale, di non essere considerate avulse dal contesto del tempo, per non far passare una decontestualizzazione che rischierebbe di essere considerata come superficialità. 

 

Il Veneto è da sempre culla di studi tra i più avanzati sul conflitto 1915-18, un conflitto che ha segnato in profondità il territorio, le sue genti, le sue coscienze e le sue memorie. Straordinari studiosi come Mario Isnenghi, Paolo Pozzato, Gianni Pieropan, Bruna Bianchi, Piero Del Negro, Enrico Acerbi, Alberto Massignani, cui si sono affiancati, nel tempo, più giovani ricercatori come Marco Mondini, Daniele Ceschin e, se vuole, il sottoscritto, hanno contribuito a scrivere la storia del primo conflitto mondiale, alimentandone punti di vista innovativi e ormai accettati dalla migliore storiografia mondiale. 

 

Perché, allora, il Consiglio Regionale del Veneto non si fa interprete di un importante convegno scientifico sul tema del conflitto, raccogliendo i più avanzati campi delle ricerche in fase di definizione? Perché non si propone una duratura iniziativa scientifica di costruzione di un centro studi specifico (regionale o interuniversitario) che possa produrre, annualmente, un annale o una pubblicazione o una rivista sui temi del conflitto nella nostra regione, o un premio scientifico regionale che possa conferire merito agli studi più meritevoli? 

 

Personalmente ho partecipato con orgoglio all’esperienza del comitato scientifico che la Regione Veneto costruì per il centenario del conflitto e mi rendo disponibile da subito, gratuitamente, per offrire un contributo affinché il Consiglio Regionale possa rendersi protagonista di un deciso e prezioso sforzo di recupero di una ricostruzione storiografica accettata e intellettualmente onesta. A volte, con entusiasmo e passione, credendo in quello che si fa, anche con pochi euro, si possono fare cose importanti.   

 

Il dovere del ricordo non può che andare di pari passo con la serietà del racconto e della ricostruzione storica, l’unico modo per evitare operazioni monche e per sanare ferite ancora aperte nelle nostre coscienze di italiani. 

 

 

Ultimo aggiornamento

Martedi 28 Novembre 2023